lunedì, settembre 03, 2007

Era Dio o una bottiglia di Gin?

I destini del mondo decisi anche da un'alcolista mistico consigliato da biechi rappresentanti del più ottuso capitalismo. Ecco la mia sintesi del regno "Busch figlio" peggiore, se possibile di quello del suo degno padre. Il tutto condito da una spolverata di "Dio lo vuole" che rende e renderà questo triste periodo ancora più disgustoso.
Speriamo che il suo successore sia migliore (non ci vorrà molto), soprattutto degno della migliore America che nel bene e nel male guida il nostro "Occidente".
Noi in Italia abbiamo fatto di peggio, no???????? Impariamo tutti da questa lezione... questo è il vero auspicio

---------------------------------------------------------------------


E George confessò: "Ho pianto tanto"


di Vittorio Zucconi

Dice di avere "pianto sulla spalla di Dio" nei momenti di debolezza e di paura, e in attesa di conferme dall'alto dobbiamo credergli e provare un po' di pietà per il Presidente lacrimoso. Confessa di "avere pianto più di quando un Presidente di solito pianga", mentre fingeva di fare il duro e il sicuro con noi, in un mondo che gli stava crollando addosso, e la moglie gli ricordava asciutta, come fanno le mogli serie, "guarda te lo sei cercato tu, questo lavoro". Il George Bush piangente, ma non pentito, che si autoracconta nella biografia intervista che il New York Times ha potuto anticipare, è una figura che abbiamo visto molte volte, nella storia americana, il re costituzionale deposto sulla soglia dell'esilio, il Napoleone che si imbarca verso la Sant'Elena di una vecchiaia spogliata dalle insegne del potere imperiale. Finalmente, ma non sempre felicemente, solo con la propria vita.


Non ci sono porte girevoli per gli ex presidente. Ma non esiste altro "job", altro lavoro al mondo nel quale si passi - nelle poche ore della transizione il 20 gennaio di ogni 4 o 8 anni - dalla luce all'oscurità, dall'avere tra le dita gli strumenti per la fine del mondo al guinzaglio del cane da portare a far pipì ai giardinetti, come Barney, quello che gli salvò la vita quando si stava strozzando coi salatini. "Mi posso già vedere ogni giorno lasciare la nostra bella casa di Dallas, prendere la macchina guidare fino al ranch di Crawford e annoiarmi a morte", dice al giornalista naturalmente texano e naturalmente amico di famiglia, Richard Draper (nel clan dei Bush, come in quello dei Kennedy, o sei amico di famiglia o non sei niente) che ha raccolto "les adieux" di "W" nel libro Dead Certain, Sicuro a morte. "Farò discorsi pubblici, per rimpinguare le vecchie casseforti" che tanto esauste non sono, visto che la fortuna dichiarata di George e Laura ammonta a 21 milioni di dollari. Ma il "circuito del pollo di gomma", il giro dei discorsi pagati dopo atroci pranzi, è tutto quello che rimane ai pensionati della fine del mondo. "Mio padre prende 50 mila dollari a discorso, Clinton molto di più", calcola. E qui si rivela una puntina di invidia.


Il passaggio di questa palude Stigia fra il potere e il non potere può cambiare, o rivelare il carattere segreto di uomini che vediamo tutti i giorni, ma che non conosciamo. L'accorto, cauto, patrizio Bush padre, che nella sua vita non aveva mai fatto un passo azzardato, fu preso dalla passione di buttarsi nel vuoto appeso a un paracadute dopo i 70 anni. Per suo figlio, che ha accettato, o ha finto, di confidarsi con un giornalista fidato e amico, e mettere la prima pietra della ricostruzione di sé stesso ("masticava furiosamente un sigaro spento", racconta l'intervistatore) il futuro di lavoro sarà in una fondazione per la libertà nel mondo, che è stato il leit motiv della sua presidenza e della sua retorica. Con l'augurio di non dover più piangere sulla spalla di Dio o, meglio ancora, di non dover far piangere Dio sulla sua spalla.

Nessun commento: